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Disturbo di Panico

Si parla di Disturbo di Panico quando si hanno attacchi di Panico inaspettati e ricorrenti e sono presenti preoccupazione persistente di avere altri attacchi e preoccupazione delle loro conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire"). Un Attacco di Panico è un periodo preciso di paura o disagio intensi, durante il quale alcuni sintomi si possono manifestare improvvisamente raggiungendo il picco nel giro di pochi minuti. I sintomi possono essere: palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia, sudorazione, tremori fini o grandi scosse, dispnea o sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi), parestesie (sensazione di torpore o formicolio), brividi o vampate di calore. Insieme a questi si presentano la paura di perdere il controllo o di impazzire o la paura di morire.

Il Disturbo di Panico può presentarsi con o senza agorafobia.

Si definisce Agorafobia l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un Attacco di Panico inaspettato. I timori agorafobici riguardano tipiche situazioni come essere fuori casa da soli, essere in mezzo alla folla o in coda, viaggiare in autobus, treno o automobile. Le situazioni vengono evitate (per es., gli spostamenti vengono ridotti) oppure sopportate con molto disagio o viene richiesta la presenza di un compagno. I comportamenti protettivi (come portarsi dietro una compagnia o utilizzare diverse “strategie” per evitare gli episodi di panico) e di evitamento sono controproducenti, in quanto, sembrano inizialmente una soluzione al disagio ma a lungo termine lo perpetuano.

Infatti, è stato evidenziato come tali comportamenti producono un momentaneo sollievo poiché aiutano a controllare l’ansia; poi però rendono il soggetto sempre meno capace di trovare modi alternativi per gestire la propria ansia e le proprie preoccupazioni e lo portano ad allarmarsi sempre di più alla loro comparsa.

Per spiegare il Disturbo di Panico è utile ricorrere al modello del circolo vizioso del panico, ossia al modello cognitivo di Clark (1986) che fornisce indicazioni su come i sintomi si originano e si mantengono.

Gli attacchi di panico sono il risultato di un’interpretazione catastrofica di eventi fisici e/o mentali, considerati erroneamente segni di una grave malattia, di un grave problema mentale o, addirittura, di una morte imminente.

Gli stimoli interni o esterni, come ad esempio esperire delle sensazioni fisiche oppure trovarsi in una particolare situazione, vengono percepiti come una minaccia e sono in grado di produrre uno stato d’ansia; i sintomi somatici dell’ansia che vengono interpretati in modo catastrofico producono un ulteriore aumento della preoccupazione o del livello di ansia.

Si viene così a creare un circolo vizioso capace di autoalimentarsi e autorinforzarsi, nel quale l’ansia intensifica i sintomi e le interpretazioni erronee e catastrofiche innalzano il livello d’ansia.