Da due mesi, senza preavviso, sono cambiate tante cose: la nostra routine, i nostri ritmi, il nostro modo di lavorare (o di non lavorare), le nostre relazioni sociali, il nostro modo di vedere le cose. Ci siamo anche visti costretti a stare a contatto con noi stessi, con le nostre emozioni, ci siamo trovati a fare i conti con le nostre esistenze e relazioni e non per tutti è stato così facile e positivo. Non esiste un'esperienza comune di lockdown, ognuno aveva una vita diversa prima del lockdown e ognuno ha avuto la sua reazione e la sua quarantena. C'è chi ha trovato un nuovo equilibrio, chi ha rinforzato quello vecchio, c'è chi è "cresciuto" e c'è chi è crollato. C'è chi si è trovato ad ammettere vecchi disagi psicologici da cui scappava. Chi si è concentrato su ogni sensazione fisica e chi si è spaventato per i sintomi fisici dell'ansia. Tuttavia, da ciò che ho osservato in queste settimane, mi sembra che qualche minimo comune denominatore ci sia. Nei primi giorni per molti è prevalso lo stupore, la voglia di condivisione. Abbiamo accettato l'isolamento come una naturale risposta in sintonia con l'innato bisogno dell'essere umano di proteggerere se stesso e la specie All'inizio c'è stato chi ha stretto i denti e si è organizzato per fare tutto ciò che era ancora possibile fare, chi ha "ottimizzato" il tempo a disposizione sentendosi forte e orgoglioso di combattere per una giusta causa. C'è stato anche chi era felice, felice di questo cambiamento generale più in sintonia per il suo modo di vivere di sempre. Ma poi sono passate settimane, mesi e qualcosa è cambiato. In molti siamo diventati più apatici, un misto di adattamento e di noia. Ad alcuni la quarantena ha cominciato a pesare come una limitazione di libertà imposta dall'esterno. È subentrata la rabbia, l'irrequietezza, lo sconforto. Si è stabilita una nuova routine e la consapevolezza di avere poche certezze, sia nel presente che nel futuro. La consapevolezza che normalità non ha più lo stesso significato di prima. L'incertezza ha preso il sopravvento e l'incertezza è una delle situazioni peggiori che l'essere umano può trovarsi ad affrontare. Ancora peggio di una cattiva notizia è capace di generare emozioni negative, prima tra tutte, l'ansia. La preoccupazione si è estesa al di là del rischio per la salute. Abbiamo iniziato a preoccuparci sempre più per i problemi economici, per il lavoro, per i nostri bambini chiusi in casa da mesi. E ora? Ora con tutto questo bagaglio di vissuti e di emozioni superati o no, ci stiamo (speriamo) avviando verso un ritorno ad una maggiore libertà. In molti ci troviamo anche in bilico tra paura ed incoscienza. Tra la voglia di ritornare alla vita di prima "come se niente fosse" e il freno del timore. Ho sentito più volte una frase che mi ha colpito: "ho paura di ritornare alla normalità ". Per motivi e situazioni diversi, ora in molti siamo ambivalenti: combattuti tra la voglia di tornare a fare le cose di prima e la paura. La paura che non sia possibile, la paura del virus, la paura di trovare ancora nuove emozioni che ci turbano. La paura di nuovi cambiamenti, la paura di non essere più gli stessi di prima e di non trovare più le stesse persone, le stesse relazioni, le stesse situazioni ed emozioni di prima. La paura che il mondo che ritroveremo non sarà più lo stesso che abbiamo lasciato e che, nemmeno noi saremo più gli stessi. Anche noi specialisti della salute mentale, stiamo cercando di orientarci e di rioganizzarci, assorbendo informazioni, facendo osservazioni, soffermandoci sulle nostre stesse emozioni. Personalmente ho cercato di documentarmi e formarmi al meglio sulla situazione attuale, partecipando a corsi FAD e webinar che affrontavano il discorso dell'attuale emergenza a carattere generale e poi passando a corsi più specifici per il mio specifico interesse professionale. Come al solito, un grande contributo me l'hanno dato le persone che vedo, quelle che, settimana dopo settimana, provo ad aiutare. Quelle persone che, con i loro interrogativi, le loro riflessioni e, anche, i loro disagi, ogni volta mi suggeriscono nuove osservazioni e spunti di approfondimento. Quelle stesse persone che da sempre mantengono e rinnovano l'amore e la passione per il mio lavoro. Adesso più che mai. Daniela Stagi
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